Tra Roma e Calabria - sannicolasaggio

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Santuario di Paola
Tra Roma e Calabria
Fra Nicola con vigilanza e cura,girava l’ampia parrocchia e trovando personebisognose,correva a chiamare Padri per amministrare i sacramenti e per assistere i moribondi. Dopo la morte del  suddettoparroco, fra Nicola, continuò nelle stesse mansioni col nuovo, p. Isidoro Villani, fino al 1684, anzi eraanche in grado di impartire lezioni di catechismo, tanto che le mamme della parrocchia di San Francesco da Paola ed anche delle altre, gareggiavano a mandare i propri figli ad apprendere le verità della fede dal Fraticello dei Minimi. A conferma di ciò, riporto la testimonianza del rev.don Giuseppe Mannocchi, che fu alunno di catechismo di San Nicola Saggio. Il Mannocchi, che all’età di 42 anni prese parte come VIII teste al Processo Romano Apostolico, afferma: Osservai inoltre nel Servo di Dio una mirabile mansuetudine, con la quale attirava e conduceva al servizio di Dio molte anime, parlando e trattando con il suo prossimo e specialmente con i fanciulli, con il volto sempre sorridente, con somma piacevolezza e docilità, invogliandoli in tale maniera all’esercizio delle opere di pietà e particolarmente ad apprendere bene la Dottrina Cristiana.Era sempre provvisto oli santini, coroncine benedette e di Agnus Dei, (oggetto di devozione, a forma di un ovale di candida cera, recante sopra una delle facce l’impronta dell’agnello pasquale, simbolo del Cristo), che distribuiva ai fanciulli con tanta buona grazia, che li invogliava ad esser frequenti ad intervenire continuamente alla eletta Dottrina. E tutto ciò io non solamente l’ho visto praticare negli altri, ma l’ho sperimentato in me stesso e conservo attualmente una delle elette coroncine, un santino rappresentante la Santissima Annunziata, datimi dal Servo d Dio nell’età di otto o nove anni circa, per animarmi appunto ad intervenire alla Dottrina Cristiana frequentemente. Più avanti vedremo fra Nicola nel suo apostolato, pur essendo oblato, che definisco già, specificatamente minimo. Nel 1683, stando a Roma-Monti si recò pellegrino  al Santuario di Loreto, per esprimere la sua pietà mariana alla Vergine lauretana e per intercedere in favore della liberazione di Vienna e dell’Europa cristiana dall’assedio dei Turchi. Guidava la Chiesa il Pontefice Innocenzo XI (Odescalchi). Da Loreto, dove andò buono, fra Nicola,nel giudizio di tutti i suoi confratelli, ritornò santo. Si affidava alla direzione spirituale di p. Giovanni Battista da Spezzano Piccolo. Alla morte dell’oblato fra Pietro da Lappano nel 1684, subentrò nel suo ufficio di portinaio. Nell’ottobre 1692, fra Nicola venne rinviato al proto-convento di Paola, col beneplacito del Pontefice lnnocenzo XII (Pignatelli). Tale trasferimento fu stabilito, per prudenza, a protezione della sua virtù e toglierlo da ogni pericolo di vana gloria. Partì col Provinciale neoeletto p. Antonio Costantini; Vi dimorò due anni, occupato, nel primo, come secondo sacrestano e nell’altro, come portinaio e per le pulizie del chiostro. Fu un biennio di particolare purificazione passiva, accettando non solo la volontà di Dio, espressa dai legittimi superiori e persino dal Papa, ma adempiendo con la sua abituale bravura e amore oblativo le mansioni affidategli.
Ebbe a soffrire anche da parte di Confratelli. In merito risulta eloquente quanto testimoniò p. Paolo Stabile: se qualche  volta era deriso, maltrattato con parole oppure riceveva mortificazioni dai Religiosi, egli pazientemente taceva e con ilarità d’animo e bocca ridente sopportava il tutto. Dall’autunno 1694 a quello del 1696, venne inviato a Longobardi per curare l’ampliamento e il restauro di chiesa e convento dei Minimi. Impresa che realizzò con le pure elemosine dei benefattori. Con molto fervore infatti, numerose persone dei paesi circonvicini e specialmente compaesani, di ogni condizione e qualità,concorrevano trasportando pietre, legna sopra le spalle per servizio della fabbrica, che in soli due anni si completò, con meraviglia di molti. Nel 1696 fu incorporato nuovamente alla comunità del convento dei Monti a Roma, per disposizione  del Vicario Generale p. Giuseppe M. Mascaroni, su richiesta degli stessi confratelli. Nel 1697 gli fu donato, per volontà testamentaria,dalla conestabilessa Colonna, Donna Luisa de la Cerda,moglie del principe Don Filippo Colonna, il corpo della Vergine e Martire Santa Innocenza, per trasferirlo alla chiesa da lui restaurata ed ampliata in Longobardi. Fra Nicola, autorizzato dal superiore locale, padre Paolo Stabile  da Castrovillari, ottenne di trasportarvelo liberamente insieme con vasi e arredi sacri.
Corpo di Santa Innocenza
Il 10 settembre  1698,autorizzato inoltre dal Superiore Generale p. Giuseppe Gasch, prese a nolo la felùca, nave veliera piccola e veloce di padròn Giulio Signorelli, marinaio di Belvedere e partì alla volta di Longobardi-Calabria dal porticciuolo di Fiumicino. San Nicola partì da Roma collocando il corpodi Santa   Innocenza su un carro, trainato da sei cavalli. Arrivati a Fiumicino avvenne il trasloco dal carro alla barca con destinazione, appunto, Longobardi. La barca era addobbata con fiori, nastri e candele. Fu un viaggio non esente da tempeste e da pericoli. Un corriere aveva avvisato la popolazione longobardese che la barca era ormai vicina. Questa si preparò e quando la videro capirono che era la barca fortunata che portava la Martire Innocenza. Si suonarono le campane a festa e tutti andarono in marina con strumenti musicali di ogni genere. Erano persone che avevano grande fiducia in San Nicola e questi si mise a capo della processione di Santa Innocenza, dalla marina a Longobardi paese. Il popolo pieno di gioia, accompagnò con canti e preghiere la nuova Santa di Longobardi. Erano sudati, stanchi e si riposavano alle fontanelle dell’acqua dove potevano rinfrescarsi.
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