Aspetto Fisico

Il capo un tantino minuto, ma di fronte larga; il viso ovale, di colorito tendente all ’olivastro, forse perche’ piuttosto grinzoso e ruvido, per una diffusa pelurie, non proprio barba e non folta. Gli occhi li aveva assai vivaci, vero specchio dell’anima: vi si leggevano pensieri, sentimenti e affetti come in un libro aperto. L ’andatura, sì, era un po’ goffa, ma per i grossi cilizi che portava; tuttavia era agile e piuttosto veloce nel camminare, almeno fuori casa, da appena potergli tener dietro. I capelli erano neri, pochissimi canuti al termine della sua vita.
# Immagini dal libro "San Nicola Saggio di Longobardi" di Mons. Pietro Amato
Fonte notizie dal libro"San Nicola da Longobardi"di P.Ottavio Laino O.M.
Temperamento e Carattere
Il Santo Longobardese era più allegro che malinconico, con riserbo e amore al silenzio, di piacevole conversazione, mai noioso, ma acuto e al tempo stesso,semplice e piano nel dire. Di indole amabile e gentile,volenteroso e servizievole con tutti, di cuore generoso,si accattivava l’animo di chiunque l’avvicinasse. Un po’ aspro nel parlare e ardente nell’operare, poi divenne di gradevole dolcezza e posata maturità.
Ben presto, imparò la difficile arte della mortificazione, come mezzo insostituibile di ascesi, studiandosi, con l’aiuto della Grazia, di sintonizzare le esigenze del corpo con quelle dello spirito e preoccupandosi di fare vuoto nel suo cuore per dare posto a Dio solo. La sua vita era, preghiera e lavoro, zappa, legna sulle spalle e corona del rosario, nei campi e in chiesa al mattino e al ritorno dal lavoro. Ogni settimana si confessava dai Padri Minimi di San Francesco da Paola del convento di Longobardi; si comunicava nelle feste principali dell’anno; partecipava alla Messa ogni giorno. Spesso, nei brevi intervalli del lavoro nei campi, lo si vedeva appartarsi sotto qualche albero per far scorrere tra le dita la corona e contemplare i gaudi, i dolori e le glorie di Maria.
Ben presto, imparò la difficile arte della mortificazione, come mezzo insostituibile di ascesi, studiandosi, con l’aiuto della Grazia, di sintonizzare le esigenze del corpo con quelle dello spirito e preoccupandosi di fare vuoto nel suo cuore per dare posto a Dio solo. La sua vita era, preghiera e lavoro, zappa, legna sulle spalle e corona del rosario, nei campi e in chiesa al mattino e al ritorno dal lavoro. Ogni settimana si confessava dai Padri Minimi di San Francesco da Paola del convento di Longobardi; si comunicava nelle feste principali dell’anno; partecipava alla Messa ogni giorno. Spesso, nei brevi intervalli del lavoro nei campi, lo si vedeva appartarsi sotto qualche albero per far scorrere tra le dita la corona e contemplare i gaudi, i dolori e le glorie di Maria.