Festeggiamenti beatificazione
I festeggiamenti in quella giornata storica indimenticabile non finirono lì. La sera furono trasferiti alla chiesa di San Francesco di Paola ai Monti, sulla cui facciata fu posto un Ritratto del beato Nicola da Longobardi, tra "varie torce accese, e circondato da numerosi lanternoni, fiaccole, ed altri lumi", che si estesero sulla facciata del convento "in numero di più migliaia, posti in sì ottima simmetria, che rendeva la più vaga comparsa all'occhio degli spettatori".
Fu un gran spettacolo, con la presenza numerosa di gente di ogni classe sociale. Si svolse una festa popolare, che s'inoltrò nella notte, con musica e con fuochi di artificio: "Circa poi alle ore due, e mezzo in quella Piazza fu fatto ardere un gran fuoco artificiale per godere il quale fu infinito il numero degli Spettatori di ogni ceto, i quali non mancarono di applaudire a tutto il complesso di tale illuminazione, che unita alle armoniose sinfonie di una numerosa orchestra di strumenti tanto di corda, che da fiato, e da numeroso sparo di mortaretti si rese degno dell'universale approvazione"
Quella sera gli altri conventi romani dei minimi fecero lo stesso, illuminando le facciate delle loro rispettive chiese "e ciò in esultanza del loro novello Beato".
Il popolo, che era stato oggetto di attenzione caritatevole da parte di frà Nicola, ora partecipava al gaudio della sua gloria e lo faceva, rispondendo alle sollecitazioni dei suoi confratelli, i quali un anno dopo non mancarono di dedicare al novello Beato un solenne Triduo, che rimase famoso nelle cronache del tempo.I padri di San Francesco di Paola ai Monti, divenuti necessariamente committenti e promotori di nuovi beni culturali, prepararono il Triduo con cura e con impegno.
Circa due settimane prima, il 6 agosto 1787, mons. Francesco Saverio Passari, Arcivescovo di Larissa e Vicegerente di Roma, consacrava nella chiesa conventuale, che era anche parrocchia, un nuovo altare dedicato alla Santissima Trinità, alla Vergine Immacolata e al beato Nicola da Longobardi. Avevano compiuto dei lavori importanti. Sotto l'altare in una "vaga Urna di marmo di diversi colori, ed ornata di metalli dorati", avevano riposto il corpo del Beato e avevano sostituito il quadro dell'Immacolata di Stefano Pozzi con uno nuovo Beato Nicola da Longobardi e visione dell'Immacolata incoronata dalla Trinità, del pittore Vincenzo Milione.Sistemata la cappella del Beato, ormai pronta per accogliere i devoti, i frati diedero inizio, dal 19 al 21 dello stesso mese, alla celebrazione del solenne Triduo, che ebbe il solito duplice volto: la chiesa e la piazza, l'una preparata per la preghiera e l'altra per accogliere la festa popolare. Ambedue andarono bene e furono degne di essere registrate dalla cronaca.
Per ornare la chiesa furono chiamati, sotto la direzione dell'architetto pontificio Filippo Nicoletti, il pittore Vincenzo Milione e Antonio Fornari, in qualità di arredatore, che provvide a pararla in ogni dove, dagli archi ai pilastri, ai cornicioni, ai coretti, alle finestre, alla volta, di velluti, di setine, di trine d'oro e d'argento. Una trasformazione a effimero teatro sacro.
Per i dipinti, il primo fu posto sulla facciata della chiesa e raffigurava la Miracolosa provvista dei pesci. Il quadro è la tela che comparve nel giorno della beatificazione di frà Nicola sulla Porta maggiore del Portico della Basilica di San Pietro? Anche se non dichiarata, era del Milione? È. possibile. Se non sua, doveva provenire, come già detto, dalla sua bottega.
Sulla stessa facciata poi si notavano le arme di papa Pio VI Braschi, di Ferdinando III Re delle Due Sicilie e del card. Carlo Rezzonico, Camerlengo Protettore dell'Ordine.
Gli altri quadri furono collocati in chiesa, nell'area presbiteriale. Dominava sull'altare il grande ovato il Beato Nicola da Longobardi in gloria, "con vaga cornice di fiori tutti posti a oro", che rimanda con certezza al dipinto messo nella Gloria del Bernini in San Pietro e che, per questo evento eccezionale, veniva rispolverato. I padri erano i committenti proprietari di tutte le opere, che furono preparate per la beatificazione nella Patriarcale Basilica.Inoltre, furono disposti i due medaglioni con le scene dei miracoli, sostenuti ognuno da due putti dorati: in cornu Evangelii, la Miracolosa guarigione di Francesco Farinola; in cornu Epistolae, la Miracolosa guarigione di Pietro de Mango. Sono i dipinti che furono esposti in San Pietro? Anche per questi, la risposta pare positiva, nonostante che la Relazione riferisce che sono opera di Vincenzo Milione, mentre è noto che il miracolo della guarigione di Pietro de Mango è di certo di Taddeo Kuntze. È credibile che per il cronista l'apparato pittorico di quel giorno in San Francesco di Paola ai Monti era del pittore calabrese. La spiegazione più ovvia viene dalla considerazione che le due tempere, in possesso dei religiosi, passavano tutte per essere, come gli altri dipinti, tutti del Milione.
Quale il destino di queste opere perdute, che conosciamo solo grazie alla letteratura? La storia racconta di soppressioni, di incameramenti e di conseguenti irreparabili perdite del patrimonio culturale e spirituale italiano.
Nel primo giorno del Triduo, l'Ordine dei Minimi ebbe l'onore di accogliere papa Pio VI, che celebrò Messa sull'altare maggiore e, questa volta, a dare al Pontefice e alla Corte il libro della vita del Beato "nobilmente legata", e l'immagine "guarnita con ricco merletto di oro" fu il Padre Generale.
*Fonte notizie dal libro "San Nicola Saggio di Longobardi" di Mons. Pietro Amato